Storica fabbrica produttrice di stufe in cotto, fin dagli anni '40 la Becchi si afferma come una delle principali aziende cittadine grazie a nuove produzioni di cucine economiche.
Nel secondo dopoguerra la ditta diviene, insieme alla Mangelli, uno dei principali teatri del conflitto sindacale in città. Se gli anni '40 si chiudono con la durissima vertenza del 1949, terminata con un compromesso sfavorevole ai lavoratori, durante gli anni '50 il tema di fondo è la lunga crisi della ditta e la difesa dell'occupazione.
Gli anni '60 si aprono all'insegna del rilancio, con l'acquisizione da parte di una nuova proprietà e il trasferimento degli impianti dalla storica sede nel centro storico a un ampio stabilimento nella frazione di Villanova. Ma i contrasti non si attenuano: nel 1964 una durissima vertenza sindacale, che coinvolge anche partiti e Comune, si chiude con 40 licenziamenti giudicati non più idonei alle nuove tecniche produttive.
Negli anni successivi l'introduzione di nuovi macchinari e il ri-orientamento delle produzioni verso moderni elettrodomestici, favoriscono un forte sviluppo della Becchi, che arriva a circa 1400 dipendenti nei primi anni '70. La stabilità viene assicurata dall'acquisizione dell'azienda da parte del gruppo Zanussi nel 1970.
Durante l'Autunno Caldo la Becchi-Zanussi è teatro di alcune delle più intense mobilitazioni dei lavoratori forlivesi e centro di avanzate sperimentazioni rivendicative unitarie. Il PCI ne beneficia e vede una rapida crescita della propria influenza: la sezione di fabbrica balza dagli appena 26 iscritti del 1968 a 258 nel 1972, mantenendo poi costantemente un numero di tesserati pari al 15-20% della forza lavoro.