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PARTECIPARE LA DEMOCRAZIA

Terrorismi

Nel corso del 1969 si verificano in Italia numerosi attentati dinamitardi, culminati in un'esplosione, il 12 dicembre, alla Banca dell’Agricoltura di Milano, che provoca sedici vittime e decine di feriti.

Le autorità dichiarano immediatamente che gli autori dell’attentato appartengono agli ambienti anarchici, trascurando ogni ipotesi alternativa. In breve, però, vengono alla luce sospetti circa la complicità degli apparati dello stato nella strage.

Il libro “La Strage di stato” (1970) anticipa quanto emerso poi da varie inchieste giudiziarie, ossia le responsabilità nel misfatto di figure gravitanti nell'estrema destra, coadiuvate da settori deviati degli apparati dello Stato, poi impegnati anche in azioni di depistaggio. Piazza Fontana, è seguita, fino al 1974, da una serie di attentati che costituiscono la cosiddetta “Strategia della tensione”, caratterizzata dall’azione di terroristi neofascisti su mandato di centri di potere interni allo Stato interessati ad una destabilizzazione del paese che aprisse la strada ad una involuzione autoritaria.

Frattanto, fa la sua comparsa anche un terrorismo di opposto segno politico. Alla conclusione del ciclo 1968-69, frange minoritarie del movimento operaio e studentesco, frustrate nelle loro aspirazioni rivoluzionarie e convinte dell’imminenza di una involuzione autoritaria e di un colpo di stato, imboccano la via della clandestinità e degli omicidi politici. Tra esse, la principale sono le Brigate Rosse, che si richiamano ad una linea politica di stampo terzo-internazionalista e dimostrano una particolare fascinazione per il Terzo Mondo e i suoi gruppi guerriglieri.

Altri gruppi minori del terrorismo rosso italiano sono i NAP, sorti dall’unione di ex militanti di Lotta Continua e del movimento nelle carceri e Prima Linea.