L'Emilia-Romagna è un crocevia cruciale per la storia del Partito comunista. Una molteplicità di luoghi-simbolo testimonia il diffondersi e il radicarsi, lungo il Novecento, dell'appartenenza e dell'attività politica legata al partito. Nella mappa che presentiamo è stato possibile ricostruire alcuni luoghi della clandestinità e della lotta antifascista risalenti ai decenni tra le due guerre mondiali. Ma anche e soprattutto le centinaia di luoghi ed eventi che, nella seconda metà del secolo, hanno lasciato il segno sul territorio regionale, caratterizzando compiutamente l'Emilia-Romagna come “Emilia rossa”. Una sezione ad hoc è dedicata ai luoghi dell'attivismo femminile, realizzata in collaborazione con la Rete Archivi UDI Emilia-Romagna.
Costruito nel 1920 ad opera della Cooperativa Agricola Braccianti di Mezzano, il teatro fu sede del congresso provinciale comunista del 4 dicembre 1921.
Costruito nel 1927, l’Albergo Mare Pineta di Milano Marittima è considerato il luogo di nascita della Resistenza ravennate.
Nella campagna tra Conselice e Massa Lombarda, venne nascosta in vari luoghi una macchina stampante a pedali, detta “pedalina”, adibita alla produzione della stampa clandestina ravennate durante il periodo della Resistenza.
La piazza è stata teatro di uno dei momenti più significativi di consacrazione della Resistenza ravennate. Il 20 febbraio 1945 il generale Richard McCreery, comandante dell’8a Armata Britannica, consegnò al comandate “Bulow” Arrigo Boldrini la Medaglia d’oro al valor militare per il contributo dato alla liberazione della città.
Prima sezione ravennate del dopoguerra, nata come Casa del Popolo e costruita in sei mesi di lavoro (in gran parte volontario) con il contributo economico di tutti i tesserati.
La sede Pci, Udi e Fgci del centro di Alfonsine, dedicata al partigiano Terzo Lori, fu costruita nel 1946, primo edificio di quella che era destinata ad essere la piazza principale di un paese completamente distrutto dalla guerra.
Il borgo bracciantile di Mezzano è uno degli epicentri delle lotte agrarie nel Ravennate. La Cooperativa Agricola Braccianti, nel dopoguerra, è protagonista delle mobilitazioni e delle gestioni collettive dei terreni.
Paese dalla forte tradizione cattolica e cristiano democratica, a Brisighella il Pci – a differenza di molti altri centri della provincia – non è mai stato un partito egemonico, ma ha dovuto invece costruirsi un ruolo di riferimento all’opposizione.
Quella di Santerno è una tra le Case del Popolo più colpite dal giro di vite del governo Scelba.
Considerata una delle sedi più importanti di Ravenna insieme alla “Strocchi” e al circolo “Scintilla”, la Casa del popolo di Porto Fuori fu inaugurata nel 1957, costruita grazie al contributo dei volontari e allo stanziamento di 28.000 lire iniziali raccolte tra i soci.
Villanova di Bagnacavallo è stato uno dei punti di riferimento di partecipazione al Pci nella bassa Romagna.
Inizialmente Casa del Popolo nei pressi del Mausoleo di Teodorico, luogo di ritrovo e di attività politica, è stata fin dal 1947 punto di riferimento per i quartieri operai e per le cellule comuniste della vicina zona industriale.
La Casa dello studente è una delle conquiste del movimento studentesco ravennate, nonché uno tra i tentativi dell’amministrazione comunale di venire incontro alle richieste sorte nei movimenti giovanili dopo il 1968.
Uno degli episodi più efferati di violenza neofascista in provincia di Ravenna è avvenuto a Faenza.
L’area dell’Ippodromo di Ravenna ha ospitato per molti anni la Festa dell’Unità, evento politico, ricreativo e culturale di maggior importanza nell’arco dell’anno, nel quale confluivano ospiti d’eccezione nonché le energie di centinaia di volontari.