L'Emilia-Romagna è un crocevia cruciale per la storia del Partito comunista. Una molteplicità di luoghi-simbolo testimonia il diffondersi e il radicarsi, lungo il Novecento, dell'appartenenza e dell'attività politica legata al partito. Nella mappa che presentiamo è stato possibile ricostruire alcuni luoghi della clandestinità e della lotta antifascista risalenti ai decenni tra le due guerre mondiali. Ma anche e soprattutto le centinaia di luoghi ed eventi che, nella seconda metà del secolo, hanno lasciato il segno sul territorio regionale, caratterizzando compiutamente l'Emilia-Romagna come “Emilia rossa”. Una sezione ad hoc è dedicata ai luoghi dell'attivismo femminile, realizzata in collaborazione con la Rete Archivi UDI Emilia-Romagna.
Durante la Seconda guerra mondiale, la Stazione ferroviaria di Modena è teatro della deportazione verso la Germania di lavoratrici agricole. Nel 1944 i Gruppi di difesa della donna si attivano per la revoca di questi trasferimenti forzati.
Nel giugno 1945, Clelia Manelli, staffetta partigiana, tra le fondatrici dell'UDI modenese, entra nel Palazzo comunale, unica donna chiamata dal CLN locale nella Giunta della Liberazione.
Elena Tosetti, eletta per il PCI in consiglio comunale a Fanano, è una delle prime dieci donne in Italia a ricoprire il ruolo di sindaca a seguito delle elezioni amministrative del 1946.
Il primo treno con 1166 bambini del centro-sud Italia arriva a Modena il 23 gennaio 1946. Le donne comuniste e le associazioni femminili sono in prima linea nell'accoglienza.
Tra anni Quaranta e Cinquanta, Aude Pacchioni, funzionaria alla Confederterra, organizza le lotte delle mondine per promuovere asili nido auto-organizzati nelle campagne.
Furono molteplici le azioni di solidarietà delle donne comuniste verso le famiglie dei sei operai uccisi il 9 gennaio 1950 durante la manifestazione a sostegno dei lavoratori in sciopero delle Fonderie Riunite.
A partire dagli anni Quaranta e Cinquanta, Palazzo d’Accursio ospita numerose iniziative politiche promosse dalle donne comuniste e dell’UDI.
Analogamente a Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore è il fulcro di numerose manifestazioni femminili di forte rilievanza sociale e politica nel corso della storia dell'Italia repubblicana.
Le donne comuniste, al pari degli uomini, sperimentarono repressione e carcere durante le lotte sociali dei primi anni Cinquanta.
I Giardini Margherita ospitarono a lungo la Festa provinciale de l’Unità e le iniziative collegate promosse dalle militanti comuniste e dalle attiviste dell’UDI.
La militanza comunista al femminile era molto viva non solo nella città capoluogo ma anche nei comuni della provincia, come testimonia il caso di Crevalcore.
Le donne imolesi furono molto attive politicamente negli anni del dopoguerra. Numerose le manifestazioni femminili che attraversarono le vie cittadine, come quella per la pace promossa per l’8 marzo 1950.
Cuore pulsante della città, la piazza si è affermata negli anni come teatro delle iniziative legate all’8 marzo.
Tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta le donne comuniste e le donne aderenti all’UDI ebbero un ruolo chiave nella mobilitazione per la pace e contro la minaccia atomica.
La sede dell’Amministrazione provinciale di Forlì ospita negli anni Sessanta varie iniziative a carattere politico, realizzate in collaborazione con le donne dell’associazionismo femminile (soprattutto UDI e CIF) e delle organizzazioni politiche e sindacali.